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RICCARDO III

- la seduzione del male - 

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adattamento e regia

Emiliano Minoccheri

 

con

Benedetta Carmignani (Regina Margherita)

Vincenzo Lalomia (George Duca di Clarence)

Silvia Magnani (Regina Elisabetta)

Emiliano Minoccheri (Riccardo Duca di Gloucester)

Massimiliano Musto (Duca di Buckingham)

Clelia Oviazzi (Lady Anna)

Giuseppina Randi (Duchessa di York)

 

luci e costumi Emiliano Minoccheri  

oggetti di scena  Angelo Saggiorato, Giuseppina Randi, Susanna Cinti 

assistenza tecnica Luca Saggiorato

 

co-produzione: Festival La Torre e la Luna

Tra esoterismo e simbologie arcaiche, una upper class inglese dei giorni nostri subisce il sottile fascino dell’arte affabulatoria di Riccardo Duca di Gloucester, archetipo di malvagità feroce unita ad una intelligenza assoluta, emblema di un mondo governato dalla violenza, dalla frode e dalla paura. Un arcano mistero a tinte freudiane, un gioco al massacro di estrema precisione, la negazione, forse, di un’infanzia felice che diviene maturità feroce.

 

 

 La seduzione del male

“Tradire” [dal latino tradÄ•re] significa letteralmente ‘consegnare’. Nel caso di Riccardo III, che del tradimento è archetipico fautore, significa “consegnare al nemico”. Ma chi sono i nemici di Riccardo? La corte inglese che tenta, suo malgrado, di ostacolarlo o, forse, il primo nemico di Riccardo è proprio Riccardo stesso? Il lavoro che ci ha portati a questa messa in scena nasce da una domanda fondamentale: perché siamo attratti dal male? e, nello specifico, perché il malvagio Riccardo riesce ad essere così attraente e seducente verso il prossimo?  Qual è la profonda origine dell’esser vittime di un potere malato? In che modo riusciamo a sopraffarlo oppure a subirlo? Forse, parafrasando Hannah Arendt, il male è qualcosa di molto più banale e insito in noi di quel che pensiamo.

 

Tra dramma storico e tragedia a tinte freudiane

In Riccardo III, uno dei lavori giovanili di William Shakespeare, ritroviamo un’analisi acuta e raffinata sulla deformità che si fa potere. Quella di Riccardo è anzitutto una deformità di carattere esistenziale, non necessariamente una deformità di tipo fisico. In questo «dramma storico» Shakespeare analizza il desiderio di potere e di tradimento, evidenziando la complessità dell'animo umano, del mistero del male, del gioco della seduzione del male. Riccardo diventa un emblema dello sconfinamento del potere nelle libertà e nei diritti dei singoli e delle loro comunità. Non ci sono più limiti, né etici, né religiosi, né civili, né umani. 

 

Potere, religione, sogni ed esoterismo

La storia vuole che dietro l’incoronazione di ogni sovrano ci sia un disegno divino e, anche in questo dramma, il nome di Dio viene continuamente evocato, riportandoci ad una sfera spirituale ambigua, in perenne bilico tra sentimenti di profonda fede religiosa, anatemi e arcani esoterismi. Benedizioni e maledizioni si alternano continuamente. Il tema dei sogni premonitori è intimamente legato alla sfera del soprannaturale: nel dramma i sogni non solo predicono il futuro, ma hanno anche un importante valenza simbolica.

 

Le figure femminili

È attraverso i personaggi femminili dell’opera che si apre lo scenario psicologico a nostro avviso più interessante. Riccardo è fondamentalmente un misogino, circondato però da figure femminili forti e ambigue che, a differenza della maggior parte dei personaggi maschili, tengono testa alla sua spietata ferocia e sopravvivono al suo malvagio disegno di morte. Dalla Regina Elisabetta a Lady Anna, passando per la spodestata Regina Margherita e la Duchessa di York madre di Riccardo, Shakespeare dipinge un affresco di madri, vedove, e giovani donne di grande carattere e forte determinazione, quasi a volerne fare delle vincitrici inconsapevoli, che non periscono sotto i sordidi colpi del malvagio Duca di Gloucester.

 

L’amicizia tradita: Riccardo e Buckingham

Tra tutti i tradimenti dei quali Riccardo si fa fautore, quello con il cugino/amico, suo “secondo me stesso” Duca di Buckingham è il più emblematico e doloroso. Il fedele e ambizioso Duca di Buckingham fa da spalla alle sue tremende macchinazioni proprio perché come Riccardo vuole raggiungere il successo e il privilegio sociale. Riccardo, tradendo la fiducia di Buckingham è come se tradisse se stesso. Lo stesso Buckingham, tradendo Riccardo, è come se a sua volta tradisse la propria dignità, malvagia e già inesorabilmente macchiata dalla corruzione: questo è un aspetto su cui si concentra gran parte dell’adattamento drammaturgico del testo. Il tradimento dell’amico fedele, è forse la più importante e rivelatrice fonte di dolore per Riccardo, che si troverà definitivamente solo a lottare davanti ai propri fantasmi.

 

L’assenza di musica: dove c’è il male, non c’è armonia

La “colonna sonora” dello spettacolo è interamente affidata agli stessi attori che attraverso l’uso di oggetti, producono dal vivo rumori sospesi ed astratti. Dallo stridore di un vetro, al tintinnio di cannule metalliche, dalla la voce usata per creare onomatopee, al timido suono di un carillon.

Si tratta di una precisa scelta registica nata dall’intento di svuotare la scena da sovrastrutture elettroniche, per abbracciare un tipo di sonorità dai caratteri simbolici, mistici, primordiali, attraverso una ricercata assenza di armonia nella componente musicale dello spettacolo. Dove regna malvagità e odio, non può esserci armonia.

 

 

 

 

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